Il libro del compasso

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Nel 1956 è stato depositato all’Archivio di Stato l’archivio del comune di Montesarchio, particolarmente prezioso per la presenza di un volume del catasto antico, risalente al 1683, e di 9 volumi del Catasto Onciario redatto a partire dal 1744, nel quale sono elencate le proprietà che la Famiglia d’Avalos deteneva nel territorio dell’Università ( come venivano chiamati i Comuni ), a titolo “burgensatico”, ossia come privati e non come feudatari: il Catasto è infatti soprattutto un documento fiscale, elaborato ai fini dell’imposizione delle tasse. I feudatari erano tenuti a corrispondere l’imposizione fiscale solo per i beni posseduti appunto a titolo burgensatico, e non per i beni feudali ( per i quali vigevano diverse normative ): per conoscere quale fosse l’estensione dei feudi dei d’Avalos nel territorio di Montesarchio possiamo però ricorrere a un documento recuperato sul mercato antiquario, e attualmente conservato nella Biblioteca dell’Archivio di Stato. Si tratta del “Libro del Compasso” aggiornato all’anno 1713: esso è una “platea” ossia descrizione sistematica di tutti i beni, individuati con il luogo dove sono situati, i confini, il conduttore (la persona che lo detiene in affitto, o ad altro titolo) e soprattutto corredati da mappe e planimetrie delineate a più colori e arricchite di disegni e particolari descrittivi. Il volume è interamente in pergamena: anche se il restauro non ne ha conservato interamente la vivacità e lo splendore resta comunque un’opera di grande interesse e pregio sia storico che figurativo.

Dall'introduzione della dr. Elena Glielmo all'edizione del 1998

 

La Dogana di Montesarchio

 

Pianta della Vigna della Casa del Vasto

 

Particolari del manoscritto